L’aggiunta dell’agente antiangiogenetico noto come ramucirumab alla chemioterapia di prima linea conferisce una significativa riduzione al rischio di progressione della malattia o mortalità nei pazienti con carcinomi gastrici o della giunzione gastroesofagea.
Lo dimostra lo studio RAINFALL, condotto su 645 pazienti, secondo cui però il miglioramento osservato riguarda la sopravvivenza libera da progressione, ma non quella complessiva, come illustrato dall’autore Charles Fuchs, direttore dello Yale Cancer Center di New Haven.
Anche questo miglioramento, peraltro, è stato di una media di soli 9 giorni, con un aggravio economico di 60.000 dollari USA a paziente. Lo studio è stato condotto nel contesto del trattamento di prima linea in quanto il ramucirumab è già stato approvato per l’impiego come trattamento di seconda linea nei tumori gastrici avanzati e nelle neoplasie giunzionali.
Due ampi studi avevano dimostrato un miglioramento della sopravvivenza sia come singolo agente che in associazione con il paclitaxel. Il ramucirumab comunque appare connesso ad un tasso lievemente aumentato di perforazioni gastrointestinali e proteinuria. (Gastrointestinal Cancers Symposium (GICS) 2018. Abstract 5, presentato il 18/1)